
La Gran Bretagna ha scoperto una sincera affezione per i vini italiani (e non) relativamente da pochi anni. In un paese i cui consumi di alcoolici sono stati da sempre culturalmente legati a soft drink come la birra e distillati come il gin (per taluni, quasi alla stregua dell’immancabile tè delle cinque), negli ultimi dieci anni il vino è riuscito a posizionarsi molto bene anche sulle tavole più british, divenendo ufficialmente la bevanda alcolica preferita dagli anglosassoni.
Complice la Brexit, internet e la categoria dei millennials, divenuta ormai influencer di se stessa per ciò che concerne il vino, la cultura enologica ha iniziato a divenire popolare anche in UK, con numeri interessanti sia in termini di esportazione che di valore.
A preoccupare non sono tanto iniziative come il Dry Jenuary (campagna social che prevede l’astensione da alcolici per 31 giorni) quanto più le attuali e possibili tassazioni future, già oggi al +39% rispetto al passato, che rappresenta, di fatto, il 61% del prezzo finale del prodotto. Il pubblico, tuttavia, sembra non far caso al tema e si spera in positivo per i prossimi accordi sulla Brexit, con la questione della revisione dei deal pendente come una spada di Damocle sul mercato.
Ma un rincaro dei prezzi non è certamente ciò che l’Europa, né tanto meno il pubblico britannico, sembra volere. La prima parte dell’accordo economico tra UE e UK, non a caso, ha per il momento accantonato le divisioni, perlomeno sotto il profilo fiscale, congelando gli accordi commerciali fino al prossimo anno, quando sarà necessario tornare a discuterli.
Ecco, quindi, perché il 2021 potrebbe essere l’anno giusto per iniziare a vendere vino in Gran Bretagna, magari con il supporto di export manager già attivi nel Paese.
Il vino è la bevanda nazionale britannica
Una recente ricerca condotta dalla società britannica di ricerca e analisi di mercato YouGov ha evidenziato come ad oggi il vino sia la bevanda alcolica preferita dai consumatori del Regno Unito. Proprio come accaduto in Germania negli scorsi anni, a guidare le fila troviamo donne (43% rispetto al 21% di uomini), over 35 e con fascia di retribuzione medio alta.
La predilezione per il vino è stata scelta dal 32% degli adulti intervistati, contro 25% degli amanti di birra e superalcolici. Un consumatore su quattro (circa il 24% degli intervistati) ha dichiarato di aver incrementato il consumo di vini durante il primo lockdown, preferendolo ormai stabilmente anche a casa al posto di altre bevande alcoliche.
Il target point si sposta dalla City of London (polo attrattivo del 32% del vino importato nel Paese) alle regioni a Sud Ovest della Nazione, schizzate nell’ultimo anno al 39%. Sale in classifica anche la costa Est, con il 34% delle importazioni, mentre Sud e Sud Est restano al 29%.
La Gran Bretagna ama i bianchi
A differenza di altre nazioni europee in cui questo segmento è praticamente sconosciuto, la Gran Bretagna si distingue per l’apprezzamento di bianchi secchi e/o bollicine, dimostrando una sempre maggiore alfabetizzazione sull’argomento.
Il Prosecco resta al terzo posto tra i vini più popolari nel Regno Unito, ma con lui guadagnano posizioni il Pinot Grigio e il Sauvignon Blanc, “riscoperti” nel corso dell’ultimo anno.
Un fattore, quello della grande considerazione per i vini bianchi del popolo britannico, tutt’altro che scontato, soprattutto se si conta che non manca, al tempo stesso, domanda di rossi. Al primo e secondo posti per consumi, infatti, troviamo vini come il Malbec e lo Shiraz. Tra i successi italiani, invece, d’obbligo menzionare il Montepulciano d’Abruzzo, cresciuto per importazione in Gran Bretagna del +50% nel corso del triennio 2016-2019.
Con l’avvento della Pandemia, l’Italia del vino ha, purtroppo, segnato una non lieve retrocessione nel Regno Unito (-15% nel secondo semestre dell’anno). Tuttavia il dato non preoccupa importatori e professionisti del settore, dal momento che la novità prevista per il 2021 potrebbe tranquillamente recuperare il terreno perduto e raggiungere nuovi obiettivi.
Il Regno Unito diventa Paese Terzo: si a contributi Ocm Vino
Con l’uscita dalla giurisdizione europea, il 1 gennaio 2021, la Gran Bretagna è diventata ufficialmente un Paese Terzo. Da quest’anno, pertanto, sarà possibile includere le attività di export in UK tra le attività finanziabili del bando Ocm Vino 2022.
Una novità non da poco, sulla quale, sono già in molti ad aver iniziato a lavorare.
L’occasione, d’altronde, è ghiotta: avere la possibilità di richiedere contributi a fondo perduto per strategie di scouting, promozione e vendita di vini, anche online, in un Paese geograficamente e culturalmente “vicino”, con un mercato ben strutturato (specie per ciò che concerne il canale della ristorazione) e senza di lingua internazionale.
Un sostegno concreto e interessante, per il quale è il mondo del vino italiano ha già iniziato a prepararsi a dovere.
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