
Offrire informazioni utili e complete al consumatore senza snaturare l’estetica delle etichette. Questo l’obiettivo della proposta per l’inserimento di nuove normative circa l’etichettatura elettronica di vini e spiriti, presente nel testo del nuovo piano 2023-2027 della PAC, Politica Agricola Comune.
Proposta alla quale hanno contribuito enti e associazioni di categorie di settore, a cominciare dall’UIV, con l’intento di migliorare la svolta epoca per la filiera enologica. Un’intesa, quella a nome della nuova PAC, raggiunto quest’anno dopo tre anni di lunghe trattative tra addetti al settore e Commissione UE, avviato nel 2017 da quest’ultima con l’intento di uniformare normativamente al Regolamento Ue 1169/2011 la filiera enologica al resto del comparto agricolo.
Alla base dell’iniziativa vi era una proposta di autoregolamentazione del settore in merito all’indicazione, anche nelle etichette del vino, di ingredienti e calorie, attualmente mancante o non uniforme per tutti gli Stati UE.
Una transizione necessaria per una migliore esperienza e informazione del consumatore, oggi possibile soprattutto grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali, molto apprezzate dal pubblico.
Cosa cambia con l’etichetta elettronica per i vini
Di fatto, l’ingresso delle e-label per il vino non condizionerà affatto le attuali condizioni di distribuzione e vendita delle bottiglie, ma offrirà maggiore completezza di informazioni al consumatore finale.
La resa obbligatoria dell’etichetta elettronica per il transito e l’export delle referenze entrerà gradualmente in vigore nei prossimi anni, e sono già stati previsti stanziamenti di fondi pari ad oltre 300 milioni di euro destinati alle cantine italiane per consentire l’adeguamento normativo, specie per realtà ancora arretrate dal punto di vista digitale.
Uno strumento di informazione necessario in un periodo di grande transizione per la filiera, alle prese con innovazioni ben più importanti, come le fiere online.
Quali informazioni conterrà l’etichetta digitale
Per il momento non è stato ancora definito su carta, pertanto alcune disposizioni potrebbero subire variazioni. Ciò che sembra assodato è che alcune modifiche interesseranno anche la tradizionale normativa in materia di etichettatura del vino (compresi quelli parzialmente o totalmente deacolati), che dovranno a breve riportare nel retro-etichetta il valore energetico della bevanda, indicato con lettera “E” (Energia), e calcolato su una media di 70 calorie per 100 ml.
A questo, vanno aggiunte informazioni circa valore energetico, carboidrati, grassi e proteine, consultabili anche attraverso l’etichettatura elettronica (o “dematerializzata”), possibile attraverso un semplice codice QR, o codice a barre, consultabile attraverso smartphone.
Le informazioni contenute nei codici elettronici dovranno essere caricate su di una apposita sezione del sito del CEEV, il Centro Multispecialistico per l’Età Evolutiva dell’Unione Europea. Un aspetto, quest’ultimo, che lascia intendere come le e-label non potranno essere intese come strumento per fare marketing, riportando informazioni in modo discrezionale o rimandando l’utente su link esterni, come sito internet o store aziendale. Il tutto al fine di evitare una “Babele di etichette”, com’è stata definita da Paolo Castelletti, segretario generale dell’UIV.
L’iniziativa è, infatti, strettamente indirizzata ad informare il consumatore, possibilmente in lingua, anche e soprattutto attraverso l’adozione di diciture e simboli universali (come quello della donna incinta, che invita chi è in gravidanza ad evitare il consumo di alcolici).
Il mondo del vino alle prese con la transizione: tutti pronti per la svolta digitale
Tra gli sconvolgimenti dettati dall’emergenza sanitaria di Covid-19 vi è stata senza dubbio una forte accelerazione verso una transizione già da tempo intrapresa all’interno del settore enogastronomico. Parliamo ovviamente della digitalizzazione, che da semplice strumento di “supporto” alle pratiche ordinarie si è rapidamente trasformato in molteplici e virtuose soluzioni assolutamente indipendenti e fondamentali.
Pensiamo, per esempio, al grande contributo offerto dalle fiere digitali, non solo nei mesi più drammatici dell’epidemia, ma anche al di là degli stessi. Strumenti che hanno permesso a piccole e grandi cantine di guadagnare competitività sul mercato, risparmiando tempo e denaro per viaggi, allestimenti fieristici, invio di campionature, mediazioni linguistiche ed altre canoniche spese delle tradizionali fiere in presenza.
Lo stesso fronte istituzionale, dalla Commissione Europea alle associazioni di categoria, ha abbracciato l’innovazione con entusiasmo, prevedendo l’ammissibilità di strategie digitali all’interno di nuovi bandi Psr o Ocm.
Strategie che altrove, specie in altri importanti Paesi produttori come Francia e Spagna, e importatori, come USA e Cina, rappresentano oggi la quotidianità e che anche in Italia sono finalmente riuscite ad abbattere la barriera del tabù, proiettando il vino in una nuova era.
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