
Il mondo del vino italiano sta cambiando, aprendo le porte ad un futuro sempre più digitale. Non solo a causa (o “grazie”, sotto questo punto di vista) all’insorgere dell’emergenza sanitaria ancora in corso, che ha di fatto – secondo gli opinionisti del The Economist – accelerato di circa cinque anni una transizione già in atto: quella verso una sempre maggiore fruizione dei servizi online, anche nel segmento business.
Se, infatti, solo fino a pochi anni fa le cantine italiane erano, volente o nolente, indissolubilmente legate alle fiere in presenza per matchare con importatori stranieri, ora – grazie a internet – questo è possibile anche da remoto, grazie alle fiere digitali. Un format che, a dire il vero, esisteva già prima del Covid, ma che la pandemia ha contribuito a rilanciare, o meglio, ad affermare in forma definitiva.
Oggi, il B2B online non è più semplicemente un’alternativa ai canali tradizionali, ma una strategia a sé stante, sempre più complessa e specializzata.
Vendere vini online: le cantine sono pronte, ma mancano figure professionali
Le opportunità dettate dalla vendita di vini online hanno rappresentato un’occasione soprattutto per le piccole cantine. Dopo gli ottimi successi del 2019 in termini di export, il vino italiano si è trovato – lo scorso 2020 – a fare i conti con una prova difficile, che nonostante tutto è riuscita a superare dimostrando tutta la sua resilienza.
Una prova, però, dalla quale molte aziende non sono uscite indenni, specialmente tra le più piccole. Non a caso, analisi condotte da Federvini e altre importanti associazioni di categoria hanno ampiamente evidenziato come le pesanti ripercussioni dell’emergenza sanitaria abbiano interessato in particolar modo le aziende agricole con fatturati inferiori a 2 milioni di euro / anno, mentre quelle oltre la soglia dei 50 milioni hanno invece registrato incrementi del 22% in questo 2021.
Offrire un’alternativa più vantaggiosa, semplice ed economicamente sostenibile all’intera filiera del vino significa maggiori possibilità di fare quadrato in un settore fatto di grandi e piccole realtà, ognuna delle quali assolutamente importante e con notevoli occasioni di lavoro per nuovi professionisti in ambito, appunto, digital.
Figure di riferimento che, purtroppo, continuano a mancare sul mercato, tanto che – anche grazie alla sempre maggiore presenza di corsi per export manager – molte cantine hanno scelto di ripiegare sul fai da te, pur di trovare la propria nicchia di mercato.
Perché export manager, perché digitali
La sempre maggiore richiesta di vino italiano da parte dei principali poli di attrazione internazionali (USA, Germania, Cina e Russia su tutti) unita alla semplificazione dei processi di scouting, selezione, match e spedizione – grazie alla digitalizzazione del lavoro – ha di fatto creato una forte domanda di professionisti in grado di contribuire alla crescita della filiera enologica e dei suoi protagonisti.
Se, infatti, la crescita in volumi delle spedizioni di vino italiano all’estero registrata anche nel secondo semestre di quest’anno (rispetto al 2019), unita alla sempre maggiore fruizioni di fondi per l’export, come gli Ocm Vino Paesi Terzi, ha rinnovato l’interesse di moltissimi produttori, dall’altro è proprio la carenza di export manager a rappresentare un ostacolo all’ascesa della filiera.
Figure che sappiano affiancare le cantine, ampliando le opportunità di vendita e apertura di nuovi mercati esteri in modo proficuo. Questo perché, nonostante la buona volontà dei produttori, è lo stesso mercato globale ad essere cresciuto, divenendo sempre più competitivo e complesso. Mercati all’interno del quale le occasioni esistono, per chi le sa trovare, contraddistinti da dinamiche che mirano a premiare il posizionamento dei prodotti all’interno dei canali più remunerativi, spesso nascosti dietro l’angolo.
Un esempio lampante è quello dell’export di vini italiani negli USA: segmento cresciuto notevolmente negli ultimi anni, anche a fronte di un grande e condiviso lavoro di promozione praticato da cantine, exporters e associazioni di categoria. Segmento, tuttavia, pesantemente caratterizzato dalla concorrenza internazionale, che punta ad escludere piccole e medie cantine dalle piazze più forti (New York in primis), ma offre al tempo stesso nuovi sbocchi in Stati “minori”, ma con interessanti segnali di sviluppo.
Il lavoro degli odierni export manager, in questo contesto, diviene essenziale per ampliare le possibilità di permeare il mercato in modo capillare, puntando al prossimo e più importante obiettivo per l’intera filiera: la crescita anche in valore del vino italiano, elevandola dall’attuale fascia value.
Cosa fa, quanto guadagna e come diventare export manager digitale
Il mercato ha bisogno di professionisti amanti del vino, con un buon know how sull’argomento e competenze in ambiti specifici: mediazione linguistica, conoscenza dei canali di vendita (GDO / HoReCa) e, soprattutto, marketing online.
Marketing da non intendere esclusivamente in forma “promozionale”, quanto relativo alla capacità dell’export manager di spaziare in modo dinamico tra i nuovi strumenti utili alla creazione di rapporti commerciali, funzionali per il, o “i”, clienti finali.
Il tutto, unito ad una opportuna formazione, relativa alle principali mansioni di un/a export manager e conoscenza del mercato, che possono essere acquisiti con l’esperienza. Questo, insieme alle buone prospettive di retribuzione (di cui puoi farti un’idea in questo articolo) rappresentano le principali ragioni che fanno dell’export manager digitale una professione allettante per molteplici figure: neolaureati alla ricerca di impiego, professionisti dell’export tradizionale, sommelier e gli stessi titolari di cantine vinicole.
Diventa wine export manager con Wine Pro Academy
Wine Pro Academy è la nuova offerta formativa degli export manager ElleDue, agenzia italiana da oltre dieci anni impegnata nella vendita di vino italiano all’estero.
Dopo il lancio della piattaforma Wine Business Hub la scorsa primavera, abbiamo voluto mettere la nostra esperienza al servizio di professionisti, sommelier, operatori di settore e produttori per entrare nel mondo dell’export managment acquisendo da subito l’approccio corretto e il know-how necessario.
A chi sono rivolti i corsi Wine Pro Academy
I corsi online di Wine Pro Academy sono strutturati in pratiche video lezioni da seguire comodamente da casa o ufficio, e si rivolgono principalmente a:
- produttori di vini interessati a vendere i propri vini all’estero autonomamente;
- sommelier desiderosi di aprire nuove opportunità di lavoro, potenziando le proprie competenze;
- professionisti o laureandi in marketing o discipline agroalimentari / enologiche. O, ancora, mediatori linguistici (con particolare riguardo verso traduttori di lingua inglese, russa e cinese in cerca di un’occupazione stabile).
Di cosa ho bisogno per seguire i corsi?
Solo di un computer o tablet e di una buona connessione internet. La struttura dei corsi di Wine Pro Academy ti offre la possibilità di seguire le video lezioni anche on demand, per essere sicuro/a di non perderle. In questo modo puoi organizzare i tuoi tempi e il tuo lavoro per concentrarti sul corso nel momento più opportuno.
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Dai 250€ a…niente! Sul sito di Wine Pro Academy sono già presenti alcuni corsi gratuiti che puoi seguire per farti un’idea!