
Sfatiamo subito un primo pregiudizio: nonostante sia un distretto a prevalenza musulmana, l’importazione e vendite di bevande alcoliche nella capitale economica degli Emirati Arabi è tollerata. Tuttavia, per molti produttori vendere vino a Dubai non risulta conveniente. Vediamo perché.
Numeri del vino: dati consumo di vino a Dubai
Con una popolazione di circa 10 milioni di abitanti e un consumo pro-capite di 32 litri annui a persona, il mercato del vino nel distretto di Dubai risulta nella media di quelli internazionali. Ogni anno vengono importate nel paese circa 20 milioni di litri di vino, 2.134 tonnellate dei quali provenienti dall’Italia.
Ovviamente, il canale più influente è quello della ristorazione e della ricettività in generale per i quali, rivolgendosi prettamente ad una clientela facoltosa, considerano il vino un prodotto perfettamente in target. Non a caso, l’80% dei consumi di vino è indirizzato verso il canale Horeca, strettamente legato al settore del turismo, che da solo riveste una parte considerevole del PIL del Paese.
La popolazione di fede musulmana, infatti, rappresenta solo il 50% del distretto, facendo in questo modo di Dubai l’enclave occidentale più popolata del mondo arabo. Con un incremento del 3,7%, pari a 8 milioni di euro, il vino importato a Dubai costituisce un segmento di rilievo. Ma non mancano le criticità associate al prodotto, prima tra tutte la questione doganale.
I dazi per vendere vino a Dubai corrispondono al 50%
Una percentuale considerevole dei costi doganali è rappresentata dai dazi attualmente in vigore per importare vino a Dubai, che sfiorano il 50% del valore CIF dichiarato in fattura. L’importo doganale per il transito di bevande alcoliche è infatti costituito da un addizionale del 30% al quale va necessariamente ad aggiungersi un dazio aggiuntivo del 30% sul prezzo totale del prodotto.
Cifre che escludono automaticamente dal mercato i prodotti di fascia medio-bassa, elevando il target ad extra-lusso, riservato esclusivamente a vini high-end. Anche per questo, il vino a Dubai è considerato sinonimo di prestigio, appannaggio di una clientela facoltosa e molto alfabetizzata sul tema, che predilige prodotti ricercati e di nicchia, come le riserve.
Ben posizionato il segmento degli spumanti, con vini italiani inclusi in questa categoria, dal Prosecco al Franciacorta, che negli anni hanno saputo intessere proficui rapporti commerciali con il settore ricettivo.
Vendere vino a Dubai: obblighi e normative da rispettare
La fattura commerciale (Commercial Invoice) deve contenere informazioni specifiche circa:
- destinatario dei prodotti, descrizione e valore della merce (CIF), numero di colli, peso, spese di trasporto, condizioni di pagamento;
- certificato della Camera di Commercio;
- (l’importante) dichiarazione: “The goods are neither of Israel origin nor do they contain Israeli materials nor are being exported from Israel”.
A queste informazioni vanno aggiunte quella della Packing List, che include quantità, numero di colli, peso lordo dei prodotti importati e destinatario. È, inoltre, necessario un Certificato di Origine, emesso dalla Camera di Commercio, attestante il tipo di prodotto, quantità e peso netto e Paese di origine, che devono essere anche riportate su ogni scatola.
Infine, è necessario un certificato di analisi, rilasciato dal Dipartimento dell’Agricoltura del Paese produttore, che assicuri la conformità del prodotto circa la presenza di parassiti, malattie e insetti potenzialmente dannosi, in fede agli standard degli EAU (Emirati Arabi Uniti). Per lo stesso motivo, se la spedizione avviene su pallet di legno, questi ultimi devono subire un processo preventivo di fumigazione.
Tutti i documenti necessari devono essere certificati dall’Ambasciata italiana degli Emirati Arabi, in via della Camilluccia a Roma.
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