
L’export di vino italiano ha saputo dare una grande prova di stabilità in questo 2020 colmo di incertezze. A dirlo, oltre alla totalità di enti e associazioni di settore, è stata Coldiretti Roma, in occasione della IX edizione del seminario “Food, Wine & co.”, organizzato nella Capitale a settembre.
Un quadro generale positivo, quello registrato dall’associazione di categoria, all’interno del quale, però, c’è ancora molto da migliorare. Specie sotto il punto di vista della sostenibilità. Il 28% delle cantine italiane sembra averlo capito, investendo già da tempo per trasformare la produzione in nel rispetto della sostenibilità ambientale.
Di contro, è ancora la stragrande maggioranza dei produttori italiani, circa il 35%, a dimostrarsi poco virtuoso, negando di fatto investimenti green. Un aspetto che certamente condizionerà il mercato da qui ai prossimi anni e sul quale il vino italiano non può restare indietro.
Sostenibilità ambientale: solo il 28% delle cantine italiane è virtuoso
Ad annunciarlo è la Professoressa Simonetta Pattuglia e il team di lavoro del Master in Economia e Gestione della Comunicazione dell’Università di Tor Vergata. Stando ai dati raccolti, il settore dell’agroalimentare italiano è in crescita e vale attualmente 41 miliardi di euro. Sempre secondo lo studio, entro il 2050, quando la popolazione mondiale raggiungerà quota 8-10 miliardi, 1 consumatore su 10 nel mondo consumerà abitualmente prodotti italiani.
La ricerca ha interessato 46 aziende italiane, sottoponendole a questionari finalizzati ad individuare il livello di sostenibilità delle stesse e la loro strategia in questa direzione. Da questa è emerso che solo il 7% delle PMI analizzate riconosce sostenibilità e green marketing come un fattore di crescita, mentre il 35% reputa ancora questa strada in quanto la considera poco interessante.
Tuttavia, è sempre il 30% a dirsi disponibile ad investire nel green, se dotata di strumenti utili a questo scopo. Misure che hanno già iniziato a far avvertire un cambio di rotta livello globale, come il possibile inserimento di progettualità in ottica green nei nuovi bandi Ocm Vino. Eppure, indizi utili ad intuire le potenzialità di questa scelta vengono proprio dal vino italiano, il cui successo è – anche – dovuto alla grande presenza di prodotti a denominazione di origine controllata, geografica e protetta che, quest’anno, hanno di fatto incrementato le vendite di vino italiano nel mondo del +8% .
In un settore in cui il pubblico è sempre più attento alla sostenibilità dei prodotti, il green rappresenta senza dubbio un biglietto da visita indispensabile per continuare a proiettare la bandiera dell’Italian Wine sempre più in alto.
Il cambiamento climatico sta incidendo anche sul vino
A premere sulla necessità di un cambiamento di rotta anche la questione del cambiamento climatico, divenuta ormai una vera e propria realtà a livello globale. Non è escluso il settore del vino, con le produzioni che iniziano a spostarsi sempre più in quota, in territori fino ad oggi inimmaginabili. È il caso della Svezia, che nel 2019 aveva annunciato il suo ingresso nel mercato internazionale, e quello dei vini alpini, sempre più diffusi sul confine franco – italiano.
Un aspetto che se, da un lato, potrebbe apparire quasi positivo, dall’altro certamente non lo è. Al di là di una maggiore competitività in futuro, destinata certamente a salire a causa della crescita del settore, non mancano possibili risvolti negativi per territori storici, come quelli collinari, da sempre considerati idonei alla coltivazione delle uve.
Esemplare è il caso dell’olio, annualmente alle prese con l’imprevedibilità delle stagioni e, per questo, contraddistinto da difficoltà sempre maggiori in termini di raccolta e produzione. Nonostante la filiera del vino non sia, di per sé, così impattante a livello ambientale, una sua massiccia conversione al green lancerebbe un messaggio importante ad altri produttori e, soprattutto, ai consumatori. Il tutto, perfettamente in linea con la domanda di mercato e, per questo, doppiamente remunerativo.
Europa: 360 milioni per la svolta green italiana
È stato ribattezzato “Green Deal” e prevede uno stanziamento di fondi di 360 milioni di euro per incentivare la transizione all’economia verde da parte delle aziende italiane. A promuoverlo, qui come in altri Paesi dell’Unione, la Commissione Europea all’inizio di quest’anno.
Misura, però, che ha quasi subito dovuto fare i conti con l’inizio della pandemia e, quindi, slittata in secondo piano, ma in via di definizione. Gli investimenti servirebbero a coprire nuove misure per l’industria e il settore agroalimentare italiano, votati ad una riconversione in termini di sostenibilità.
Cosa, come detto in precedenza, già in via di definizione nei nuovi bandi Ocm Vino che, non a caso, sono promulgati dalla stessa UE. Oltre al lavoro di riconversione, è necessario pensare a nuovi strumenti per il posizionamento dei prodotti, per la ricerca di importatori internazionali a caccia di referenze di questo tipo.
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