
Il settore dell’agricoltura è probabilmente il più virtuoso a livello italiano, se non comunitario, nella fruizione di fondi europei e finanziamenti alle aziende. In particolar modo, il mondo del vino rappresenta, in questo, un esempio da seguire.
Finanziamenti per aziende agricole, dagli allevamenti all’agroalimentare, esistono in forme più o meno diffuse, dai PSR ai diversi contributi territoriali. Tra tutte le filiere, però, quella del vino riveste un ruolo da protagonista, per il suo valore su scala nazionale, ma non solo.
Il settore vitivinicolo italiano, infatti, rappresenta un vero e proprio biglietto da visita del made in Italy nel mondo, ambasciatore della cultura del Bel Paese a cui è ormai riservato un posto d’onore sul mercato internazionale. Non a caso, proprio la filiera enoica è stata tra le più monitorate durante i mesi più caldi dell’emergenza, la cui tutela è stata presa in carica dalla ministra Teresa Bellanova in persona, impegnata periodicamente nel richiedere a Bruxelles sostegni per far fronte all’emergenza.
Misure, ovviamente, non riservate esclusivamente al vino, ma che hanno, piuttosto, sfruttato il “buon nome” del vino italiano per aprire la strada anche a contributi per altri settori.
Vino e Covid: finanziamenti per cantine vinicole
La durissima fase sopraggiunta con l’emergenza da Covid-19 ha costretto le cantine italiane ad una prova a cui, ovviamente, non erano pronte ma alla quale hanno saputo rispondere bene. I numeri del vino italiano di quest’anno chiuderanno di sicuro in rosso, ma molto meno rispetto ad altri grandi competitor internazionali (Francia e Spagna in primis). Le stime degli esperti di Federvini, Coldiretti e UIV nei mesi scorsi hanno già evidenziato come il vino made in Italy abbia saputo reggere bene l’impatto con la crisi, perdendo fisiologicamente qualcosa, ma mantenendosi stabile.
Questo anche grazie al duro lavoro di branding promosso negli ultimi anni e a investimenti per il raggiungimento di qualità media di prodotto sempre più alta, anche attraverso il sostegno di finanziamenti pubblici. Non a caso, secondo l’ultimo rapporto Qualevita, proprio il vino italiano è oggi primo a livello europeo per produzione e export di prodotti Dop e Igt.
L’emergenza sanitaria ha richiesto un rapido cambio di rotta e ad essere premiate sono state le aziende che per prime hanno saputo rinnovarsi per far fronte alla crisi già con l’annullamento delle prime importanti fiere di settore. Proprio fiere ed eventi, infatti, rappresentavano solo fino a qualche mese fa il motore trainante dell’export made in Italy. Venuti improvvisamente a mancare, ci si è chiesti come continuare a garantire il servizio di matching tra produttori e importatori a caccia di referenze e la soluzione, naturalmente, è arrivata grazie ad internet.
Negli ultimi mesi, oltre la metà delle cantine italiane ha avviato progettualità a medio e lungo termine per investire online e far fronte alle possibili criticità derivanti da nuove ondate dell’epidemia. Un trend preso in considerazione anche dalle istituzioni, che ha inserito queste progettualità tra le spese ammissibili dei contribuiti con annualità 2020 – 2021.
Ocm Paesi Terzi: finanziati anche investimenti online
Tra i contributi più importanti a muoversi in tal senso troviamo gli Ocm Vino e, in particolare, la misura “Paesi Terzi”, incentrata su export e attività di apertura di nuovi mercati in paesi extra-UE.
Nei bandi regionali di quest’anno, tra le spese considerate ammissibili, è stata inserita la voce “degustazioni online”, che vengono in questo modo coperte dal finanziamento e possono pertanto rientrare a pieno titolo negli asset strategici.
Naturalmente, trattandosi di export, si fa riferimento non tanto a degustazioni non indirizzate al canale retail, quanto a quello professionale, per incentivare la vendita di grandi volumi a importatori operanti nei canali HoReCa e GDO. Una novità importante quanto significativa, che apre virtualmente (è proprio il caso di dirlo) le porte ad una nuova nuova era dell’export del vino italiano.
La prospettiva non è solo quella di prepararsi a possibili ritorni dell’emergenza sanitaria, come sta accadendo in questi mesi, ma più specificatamente quella di trovare una alternativa stabile per la vendita all’estero di vino, con vantaggi in termini di costi e tempi rispetto al trade tradizionale.
La vendita di vino online, infatti, azzera praticamente gli investimenti in iscrizione e allestimenti fieristici, viaggi, mediazioni linguistiche, trasporto e offerta di campionature, offrendo al produttore la possibilità di gestire tutto in modo più semplice, veloce ed economico direttamente dall’azienda.
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