
Gli ultimi report sui numeri del vino italiano all’estero nell’ultimo biennio hanno evidenziato le grandi capacità di resilienza della filiera made in Italy. Gli italian wines, come si evinceva già dai rapporti pubblicati nei bilanci dello scorso anno di associazioni di categoria e consorzi, hanno – sì – sofferto a causa della pandemia, ma molto meno rispetto ad altri importanti player internazionali.
Tra questi sicuramente la Francia, che nel 2020 ha visto di fatto crollare le transazioni dei suoi vini di pregio (da quelli di Borgogna in primis) in tutti i principali poli di attrazione commerciale, chiudendo l’anno nero delle economie globali con il 17% in meno in termini di export. Un disastro quantificabile in diversi miliardi di euro che, seppur in modo più lieve, ha colpito anche i vini della Roja e altre importanti denominazioni spagnole.
L’Italia, invece, nonostante sia stata la prima nazione occidentale ad essere colpita dall’emergenza, ha saputo contenere le perdite al 10%, tornando celermente a trionfare – come i suddetti concorrenti – a livello internazionale già nel secondo semestre di quest’anno.
Tuttavia, il dato più interessante che riguarda il commercio di vini nell’epoca della Pandemia globale è senza dubbio rappresentato dalla netta ed evidente accelerazione delle strategie digitali. Format in grado di rappresentare una rete di salvataggio per l’intero indotto enologico nei mesi più duri dell’emergenza e, anche per questo, affermatisi oggi come veri e proprio canali a sé stanti, ricchi di opportunità.
Vendere vino online: il mercato premia i primi a farlo
Secondo le più autorevoli penne della redazione del The Economist, l’emergenza sanitaria avrebbe anticipato di circa cinque anni una transizione già in atto prima del Covid: quella verso una sempre maggiore digitalizzazione del lavoro e, soprattutto, delle strategie di export.
A parlare sono i numeri, come quelli raccolti dall’ultimo report pubblicato da Mediobanca in collaborazione con gli enti di ricerca Nomisma e Ipsos, che hanno, tra le altre cose, messo in luce come solo nel corso degli ultimi due anni:
– le conversioni sui portali web siano cresciute del +74,9%;
– le piattaforme online specializzate (marketplace di settore) abbiamo registrato incrementi del +435%;
- i marketplace generalisti (food & beverage, ma anche i cosiddetti “bazar”) abbiano visto i fatturati schizzare del +747% .
Ad essere premiati in termini di posizionamento e conversioni, come sempre per quanto riguarda l’online, sono stati i primi ad investire in questo canale. Aziende che, già all’inizio dell’inaspettata emergenza, avevano lavorato duramente per segmentare il proprio pubblico o guadagnare mercato, non solo all’interno dei canali retail.
Nonostante i numeri alle stelle nei primi mesi della prima ondata, infatti, facessero presagire un futuro exploit per portali e servizi dedicati alla vendita diretta (e-commerce e marketplace su tutti) questo non si è verificato. O meglio, lo ha fatto solo in parte, non riuscendo tuttavia a garantire un concreto sostegno per i produttori.
A rivelarsi, invece, realmente utile è stato l’ingresso delle cosiddette fiere digitali, unite ad altri format più o meno incentrati sulla degustazione virtuale, ma in ottica BtoB. In mercati fondamentali per il vino italiano, come quello statunitense o cinese, la digitalizzazione è ormai giunta a livelli inimmaginabili solo fino a qualche anno.
Un trend, a dire il vero, iniziato già prima della Pandemia, che molti importanti Paesi produttori, Francia in testa, si sono già adoperati per colmare, riducendo il gap tecnologico e concependo da zero le nuove strategie Business To Business direttamente in virtuale, anche per il vino.
Meno investimenti, più occasioni: ottimizzare le transazioni grazie al digitale
Investire per incrementare le opportunità di spedire vino all’estero, selezionando e incontrando gli importatori internazionali direttamente online rappresenta – non solo – un’occasione in termini di crescita di fatturato, ma anche dell’intera filiera.
Nell’ultimo anno e mezzo, l’export di vini italiani ha vissuto una profonda disparità in termini di risultati tra piccole e grandi aziende. Le prime, infatti, come messo in luce da un recente studio pubblicato da Federvini, hanno sostanzialmente “pagato” la crisi ancora in corso, a fronte invece di maggiori ricavi da parte delle aziende più strutturate.
Cantine con bilanci oltre i 50 milioni di euro annui, nello specifico, hanno visto al terzo trimestre 2021 incrementare il proprio fatturato export di una media del 27%, mentre quelle con bilanci inferiori ai 2 milioni di euro hanno registrato sensibili perdite. In questo, le potenzialità offerte dalla vendita online di vini per il mercato delle esportazioni costituisce una pratica virtuosa e più democratica, in grado di abbattere gli elevati costi delle tradizionali fiere in presenza, ottimizzando le spese in funzione delle opportunità offerte.
Risparmiare investimenti per viaggi, spedizioni di campionature, partecipazione e allestimenti fieristici, pernotti, mediazioni linguistiche significa, specie per le piccole cantine, garantirsi un potere economico maggiore da concentrare nello scouting e nella selezione di importatori operanti in mercati più interessanti, anche con il supporto di export manager professionisti.
Se vuoi vendere i tuoi vini online, inizia oggi
In qualsiasi mercato, la rapidità di posizionamento è fondamentale. Arrivare per primi significa essere premiati e guadagnare terreno rispetto alla concorrenza. Per questo, già nei primissimi mesi dell’emergenza Covid, abbiamo scelto di lanciare Wine Business Hub, la prima piattaforma online per vendere vini italiani ad importatori di tutto il mondo, operanti nei canali più remunerativi.
Un traguardo che viene da anni di lavoro ed esperienza nell’export di vini made in Italy nel mondo, a cura degli export manager dell’agenzia italiana Elledue, partner di cantine vinicole in tutte le regioni del Bel Paese.
Come vendere i tuoi vini su Wine Business Hub
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