
Nuovi annunci tra le Call4Wine di Wine Business Hub, la prima piattaforma italiana per vendere i tuoi vini online. Tra le richieste, quella di un importatore UK alla ricerca di entry level made in Italy.
Negli ultimi anni, il Regno Unito ha fatto la fortuna di molteplici cantine italiane e, in special modo, di vini. Uno tra tutti, il Montepulciano d’Abruzzo, che ha raddoppiato al 50% le esportazioni in UK in soli tre anni, piazzandosi ai primi posti della classifica dei vini italiani con la maggiore crescita in percentuale sui mercati stranieri.
Il rapporto che lega commercialmente il Regno Unito con l’Italia del vino si attesta però al secondo posto per volume di importazione. In testa resta la Francia, con il 38% dei prodotti immessi nel Paese, contro il 19% italiano. Italia seconda anche per fornitura di spumanti e fine wine ma, Brexit a parte, le prospettive per il futuro degli Italian Wine sono molto più che interessanti.
Da analisi di mercato effettuate da Wine Monitor appare chiaro come la partita tra i due sfidanti si giochi ancora su terreni differenti e, per questo, difficili da paragonare. Se dal 2010 l’Italia del Prosecco ha più che raddoppiato la sua penetrazione del mercato britannico (piazzando oltre 120 milioni di bottiglie nel 2018), è anche vero che il suo mercato è quasi esclusivamente rivolto alla grande distribuzione.
Lo champagne, invece, resta indissolubilmente legato al mercato on trade di lusso, aspetto che, nell’odierno andamento del mercato, costituisce un fattore tanto positivo quanto pericoloso. Il rischio principale è quello di perdere quotazione con l’avvento della crisi (politica prima, sanitaria poi) che sta di fatto spostando i consumi su beni prodotti entry level, di alta qualità ma prezzo più ragionevole.
Una grande occasione per le cantine italiane interessate ad aprire un nuovo mercato posizionando i propri vini in modo profittevole sul giusto mercato, da quello degli sfusi (di cui il Regno Unito è secondo importatore in Europa, dopo la Germania), alla GDO o canale HoReCa.
Non a caso, i consumi di vino italiano nel Regno Unito nel primo semestre 2020 hanno registrato un’impennata del +75% rispetto all’anno predente, con il Prosecco in crescita del +28,8% in valore.
Cosa succederà con la Brexit al vino italiano?
Difficile dirlo, anche se i primi effetti iniziano già a farsi sentire. Per il momento, in positivo. La possibile crisi alle porte ha generato, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, una corsa agli approvvigionamenti, un po’ come accaduto sul mercato USA e nord europeo a ridosso del lockdown italiano.
A beneficiare del fenomeno tanto le cantine italiane quanto quelle francesi che ora, però, continuano a guardarsi attorno, indecise sul da farsi.
Una rassicurazione giunge, tuttavia, da Denis Pantini, responsabile di Wine Monitor:
“Nella dicotomia tra Champagne e Prosecco sulla piazza del Regno Unito sono i francesi ad aver avuto paura. Lo dimostra la guerra dei prezzi scaturita negli ultimi tempi per restare sul mercato, col vino italiano che continua a guadagnare posizioni. Non c’è ragione di credere che gli ottimi rapporti guadagnati con importatori e distributori si interromperanno con l’uscita dall’Europa.”
Con la Brexit i consumi si sposteranno sui fine wine?
Le previsioni più attendibili pensano che con la Brexit il prezzo dei vini di importazione incrementerà del 10% a causa delle tassazioni. Un aspetto non da poco, che andrà ad incidere direttamente sul prezzo finale al pubblico. Ed è stato proprio il pubblico ad essere interrogato dal sondaggio lanciato da Grandi Marchi – Wine Monitor.
Dal risultato si evince che una grande percentuale di chi conosce, apprezza e consuma abitualmente vini italiani e francesi continuerà a farlo anche dopo la Brexit, purché la qualità degli stessi resti alta (47% degli intervistati). Ed è proprio sul concetto di qualità che sarà incentrata la nuova strategia per rilanciare il vino italiano nel Regno Unito.
Una strategia mirata al raggiungimento di un essenziale equilibrio tra qualità e prezzo, rivolto all’82% degli stessi intervistati dal sondaggio che ha dichiarato di non aver “mai assaggiato un fine wine italiano, ma di essere disposto a farlo”.
In questa stessa direzione hanno già iniziato ad investire Francia e, inaspettatamente, la Germania.
Quali sono i vini italiani più venduti nel Regno Unito?
Attualmente, i consumi sono guidati da Toscana e Sicilia, con ingressi di regioni emergenti sul mercato, come ne caso dell’Abruzzo, citato all’inizio dell’articolo.
Riposizionare il vino italiano all’interno del segmento UK rappresenta una priorità per la filiera del Bel Paese. Basti pensare che, dopo gli USA e insieme alla Germania, il Regno Unito riveste uno dei primissimi posti sul podio per l’export made in Italy.
Ma non solo. Nella ristorazione londinese, il ruolo degli italian wine è preponderante insieme a quello della Francia. Nel 63% dei ristoranti di Londra è presente in carta almeno un vino italiano sopra le 50 sterline. Un canale sul quale l’Italia è sempre più gettonata, ma ha ancora molto da lavorare.
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