
Con le Call4Wine sul sito di Wine Business Hub abbiamo dato voce a moltissimi importatori internazionali alla ricerca di vino italiano. Con il sopraggiungere della Pandemia e l’impossibilità di partecipare a fiere ed eventi di settore, il BtoB dei professionisti del vino si è spostato online, affermando questa strategia come un nuovo e interessante canale per dare continuità alle vendite.
I successi raggiunti dal vino italiano negli ultimi vent’anni hanno offerto ai professionisti della nostra agenzia la possibilità di accompagnare le cantine del Bel Paese all’interno dei più famosi festival del vino in giro per il mondo, maturando un know-how e un portfolio-importatori provenienti da tutti i principali Paesi Target dell’Italian Wine, come Stati Uniti, Canada, Cina, Russia e nord Europa.
Forti di questa esperienza non abbiamo, però, mai dimenticato le nostre radici, continuando ad essere impegnati nella vendita e nella distribuzione di etichette delle cantine partner di ElleDue anche sul territorio nazionale.
Distribuzione vino nella grande e piccola distribuzione italiana
La chiusura del secondo trimestre 2020 del vino italiano sulla GDO ha evidenziato la grande predilezione del pubblico per la filiera locale. Motore del canale senza dubbio il segmento costituito da iper e super-mercati, che da soli rappresentano oltre la metà delle transazioni.
Seguono le attività del libero servizio piccolo e piccola distribuzione, dove crescere la qualità delle etichette predilette da un pubblico di affezionati e fidelizzati clienti, alfabetizzati sul tema. Questione a parte per il canale discount, in crescita rispetto agli anni precedenti ma ancora nettamente in svantaggio rispetto ai grandi marchi, con un valore annuo da 300 milioni di euro, contro 1 miliardo e 600 milioni di questi ultimi, e quasi 4 milioni e mezzo di euro solo di vini frizzanti.
L’HoReCa segna in rosso: colpa della Pandemia
L’emergenza sanitaria ha, ovviamente, penalizzato le transazioni di vino all’interno del segmento ristorazione. Un canale che, secondo i dati FIPE, aveva già perso oltre il 25% solo nei primi 4 mesi dell’anno, e avrebbe potuto bissare entro dicembre.
In attesa di dati aggiornati sappiamo, sempre dalle statistiche della Federazione, che circa il 30% delle attività italiane non ha riaperto o stenta a farlo, con ovvie ripercussioni anche sulla filiera del vino. A pagare il prezzo maggiore sono state le piccole cantine più legate, rispetto ai grandi produttori, al canale della ristorazione e della distribuzione locale.
Nonostante la sofferenza del settore, il rapporto tra le attività di ristorazione e di somministrazione con i produttori di vino non si è mai fermato. Il settore enologico, forte del sodalizio che lo lega al settore ricettivo, ha provato a rilanciare con offerte studiate e forniture just-in-time in grado, in un primo momento, di attutire l’urto.
Quali sono i vini italiani più richiesti in patria
Testa a testa tra le due principali varietà, ma i rossi raggiungono mediamente un valore maggiore di un terzo rispetto ai bianchi.
Stacco, ancora, troppo netto per i rosati, che si posizionano al terzo posto del podio, con uno svantaggio complessivo, però, molto rilevante. Colpa di quella cattiva nomea tutta locale che li vuole “né l’uno né l’altro” o, peggio, frutto di un mix tra i due. La cultura del rosato in Italia, tuttavia, ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, tanto da spingere importanti associazioni e consorzi, come quello del Prosecco, ad investire nella vinificazione in bianco di uve a bacca nera.
Parlando di Prosecco, menzione di merito è quella riservata ai vini frizzanti, la cui crescita nel 2020 è stata bloccata in corsa dall’emergenza sanitaria (in Italia e all’estero) facendo retrocedere il prodotto ai livelli del 2011. Tuttavia, l’exploit delle etichette frizzanti è prossimo a ripartire, non appena sarà di nuovo possibile celebrare aperitivi e piccole e grandi occasioni speciali all’insegna del classico “botto”.
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