
Previsioni, strategie, dati e stime di settore: cosa sappiamo dei risvolti della pandemia e quanto influenzerà il mercato del vino nel 2021?
Si è detto tutto e il contrario di tutto in questo primo semestre del 2020. Un inizio molto fiducioso, forte dei risultati da record guadagnati nel 2019 dal vino italiano, ha rapidamente lasciato il passo ad un periodo di incertezze con l’avvento della pandemia.
Tanti si sono lasciati andare, molti altri no. C’è chi ha aspettato troppo a lungo, ritrovandosi con la cantina piena e tanta apprensione in previsione della vendemmia in arrivo. Chi ha scelto di rilanciare sin da subito, facendo fronte all’annullamento di Vinitaly e ProWein alla ricerca di nuove strade per continuare a fare export. E nuove strade sono arrivate grazie a internet.
Una tra tutti la nostra Wine Business Hub, piattaforma digitale riservata a produttori di vino grazie alla quale selezionare e incontrare importatori internazionali alla ricerca di etichette italiane.
Nel frattempo iniziano a spuntare i primi dati di settore e, con quelli, le prime previsioni sul vino italiano nel 2021. Ma come quest’anno, infatti, si cerca un riscontro nel futuro, consci che sbagliare strategia in un momento tanto delicato comporterebbe ripercussioni a lungo termine.
Come sta andando il vino italiano
A luglio 2020 è evidente un primo, inevitabile, calo dei consumi in termini di export. Il mercato ha retto bene l’impatto con la prima fase della pandemia, guadagnando addirittura un +1% nei mesi caldi dell’emergenza. Crollati, ovviamente, i segmenti cinesi, la cui ripresa si preannuncia lunga ma certa.
Tengono bene UK, Germania e, soprattutto USA dove, per il momento, sembrano scongiurate le possibili applicazioni di nuovi dazi al 100% minacciati dall’amministrazione Trump. Cresciuti in Europa gli indici export in volume e valore nei primi tre mesi del 2020, nonostante l’instabilità dell’emergenza e altre ingerenze, come la Brexit.
La Germania, in particolare, guadagna nel range temporale dell’emergenza un considerevole +5% in volumi di importazione. Sintomo, certo, della corsa agli approvvigionamenti innescata dalla chiusura totale, ma anche dell’affezione del pubblico teutonico ai vini made in Italy (in particolare bianchi fermi).
L’Istituto International Wine & Spirits Reserch ha presentato nei giorni scorsi una prima relazione sul 2020, con stime per l’anno venturo. Le previsioni di Iwsr indicano che il 2020 sarà di fatto uno “spartiacque” all’interno del mercato internazionale contraddistinto, sì, da un calo dei consumi su scala globale, ma anche da un incremento di qualità dei prodotti e degli investimenti digital. A guidare la ripresa del mercato saranno, quindi, le aziende che scelgono oggi di mettersi in gioco, proiettando il proprio business verso nuovi orizzonti.
Parola d’ordine: differenziare, interpretando i trend in arrivo e investendo in mix di strategie per coprire il maggior terreno possibile.
Wine Export: previsioni e trend per il 2021
Impossibile una stima accurata a sei mesi dalla fine dell’anno, con possibili cambiamenti repentini, come quello della pandemia ancora parzialmente in corso, in grado di scombinare le carte in tavola in maniera imprevedibile.
Meno impossibile fare delle ipotesi, basate su dati di settore e trend. Primo tra tutti quello dell’e-commerce, che nei mesi di lockdown ha guadagnato vertiginosamente posizioni a doppia cifra, quasi esclusivamente sul mercato nazionale.
A crescere, in particolar modo, i siti di settore, marketplace con grandi assortimenti di referenze caratterizzati, di contro, da alte provvigioni per i produttori e prezzi ridotti all’osso. Un segmento di mercato che ha di fatto scompensato le precedenti stime, abbassando drasticamente la fascia prezzo della vendita media a fronte dell’ingresso del grande pubblico.
Molto più stabile l’export, che ha saputo capitalizzare reti di contatti e know-how acquisiti negli ultimi anni, continuando a sfruttarli in maniera proficua incontrando tanto il favore degli importatori quanto quello delle cantine.
Prendono piede nuovi trend, da quello degli Orange Wine americani, che avrebbero dovuto debuttare ufficialmente in Italia nell’edizione del Vinitaly, poi annullata, fino a nuove strategie per la vendita di vino.
Una di queste arriva sempre dagli States, attualmente primo mercato per i vini italiani dopo il crollo di quello cinese, dove a montare è il fenomeno del “ready to drink”. Un trend orientato alla ricerca di nuovi packaging, più pratici e “smart” per degustare bevande alcoliche, a cominciare dalle lattine in alluminio. Un segmento sempre più rilevante e caratterizzato da una fascia generazionale giovane e altamente alfabetizzata sui prodotti enoici, che potrebbe virtualmente incidere sulle importazioni di vini sfusi da imbottigliare all’abbisogna, con ricadute positive anche in termini ambientali e sull’indotto.
L’export è ancora una certezza: non rinunciare a questa opportunità
Dal quadro evidenziato da Iwsr si evince come il settore del vino italiano sia nel suo complesso stabile e in grado di superare la crisi in corso. Ovviamente è impossibile negare, al netto di ogni previsione, quanto il 2021 sarà un anno in salita. Le prime criticità potrebbero iniziare già in autunno, se in vista della nuova vendemmia non si sarà riusciti a smaltire opportunamente i circa 54 milioni di ettolitri ancora in giacenza nelle cantine italiane a marzo di quest’anno.
Le ripercussioni sul settore della ristorazione, la lenta ripartenza del comparto ricettivo (con particolare riguardo al segmento enoturistico), criticità dettate dal nuovo insorgere di contagi in Paesi Target sono tutte incognite in grado di condizionare pesantemente il mercato. Essenziale è quindi studiare strategie ben mirate, affidandosi alla consulenza di professionisti in grado di restituire una visione globale del mercato, e fornire strumenti per continuare a fare export in sicurezza.
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