
Sarà una vendemmia di qualità più che di “quantità”. Sembra unanime la previsione per il 2020 dei massimi osservatori della filiera enoica italiana, con Coldiretti, Federvini, UIV, Nomisma e altri importanti enti di settore concordi sul fatto che a premiare, quest’anno, sarà l’eccellenza dei prodotti.
Una media in volume di produzione in calo dal 5% al 15% rispetto allo scorso anno, a causa delle gelate verificatesi in aprile e della lunga siccità estiva. Poco male, tuttavia, perché – in un certo senso – non poteva andar meglio.
Tra i principali effetti collaterali dell’emergenza Covid sul vino italiano, infatti, a pesare sono soprattutto le giacenze dello scorso anno accumulate con il blocco alla ristorazione dei mesi scorsi. Questo, unito ad un fisiologico calo dell’export, con i principali Paesi Target del vino italiano ancora alle prese con l’emergenza, ha di fatto ingolfato i magazzini, con una nuova produzione in larga scala che avrebbe potuto peggiorare la situazione.
Altro fattore importante è l’allineamento dei prodotti rispetto alla domanda di mercato che, a fronte di un minor livello di importazione rispetto alle cifre record dello scorso anno, sta ora premiando le referenze di qualità.
A preoccupare, infine, sono altri fattori esterni, dalla questione dazi USA (a causa della quale sono quest’anno in moltissimi a seguire con attenzione le nuove presidenziali statunitensi) alla Brexit nel Regno Unito. Potenziali sconvolgimenti per i quali è necessario aspettare ancora, per capire con precisione che piega prenderanno.
Previsioni vendemmia 2020
Una vendemmia non proprio a cuor leggero, con misure di sicurezza da rispettare (raccolta a filari alterni e divieto di assembramenti in cantina e sui banchi di selezione) e tante incertezze. A dare il via alla raccolta di quest’anno la regione Toscana, con qualche giorno di ritardo rispetto alla media stagionale. Stando ai dati diffusi da Coldiretti, sarebbero circa 2,4 i milioni gli ettolitri in produzione quest’anno, nettamente in calo rispetto al 2019.
Gli strumenti messi a disposizione dal Governo, tra cui la possibilità optare per gli indennizzi previsti dalla “vendemmia verde” o della “distillazione di crisi” non sembrano aver dato gli esiti sperati. Le aziende non vogliono rinunciare al prodotto e, ci si permetta di dire, giustamente.
Export in calo, ma è davvero così?
Fanno discutere gli ultimi dati sulle performance internazionali del vino italiano all’estero. Un calo del 4% sulle vendite sull’export ha gettato nello sconforto in molti e già si parla di “inversione di tendenza” o della “peggiore annata di sempre”.
Ma chi, come noi, ha qualche annetto e un po’ di esperienza in più ricorderà sicuramente che non è sempre stato tutto rosa e fiori. Certo, il successo del vino italiano dello scorso anno in termini di export ci aveva resi entusiasti, finalmente consci del ruolo e dell’importanza di questo prodotto per l’economia del nostro Paese.
La batosta della crisi in atto è stata un fulmine a ciel sereno, e certamente ha ridimensionato parecchio gli entusiasmi, modificando allo stesso tempo tendenze e approccio al lavoro.
Altrettanto vero è, però, che – nonostante le difficoltà – il vino italiano ha retto molto meglio di altri l’impatto con la pandemia. Un gioco di squadra che ha, di fatto, visti schierati in campo tutti i portatori di interesse del comparto e il suo indotto, con la politica impegnata in prima linea nel richiedere a Bruxelles sostegni immediati, come quelli approvati nei piani di revisione dei bandi Ocm Vino e Ocm Vino Paesi Terzi.
Certo: le difficoltà sono state e saranno ancora molte, ed è innegabile che le transazioni ne abbiamo risentito. La ripresa del settore ricettivo sarà un processo ancora lungo e delicato e, probabilmente, anche quello della vendita di vini all’estero, data la mancanza di fiere ed eventi di settore, da sempre trainanti per il canale export.
Eppure, non tutti hanno sofferto allo stesso modo. Ad essere premiato è stato chi ha saputo giocare d’anticipo, restando sul mercato grazie alle possibilità offerte da internet e dallo scouting online di importatori.
Gli importatori cercano vini italiani, ma lo fanno online
Operando da anni nella promozione e vendita di vino italiano all’estero possiamo affermare senza dubbio che, nonostante la flessione di mercato, la domanda di vino italiano da parte di importatori esteri c’è ancora , ed è tanta. Difficile, tanto per questi ultimi quanto per le cantine, è trovare il canale giusto, interlocutori e prodotti senza fiere di settore.
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