
Con l’arrivo dell’estate iniziano a intravedersi i primi segnali di ripresa del mercato cinese, dopo la brusca battuta d’arresto dettata dall’emergenza Coronavirus. Il gigante asiatico, secondo Paese al mondo per consumo di vino dopo gli Stati Uniti, ha da sempre rappresentato un fondamentale polo d’attrazione per i produttori di tutto il mondo.
Nonostante un netto calo delle performance registrato negli ultimi anni, la Cina costituisce da sempre uno dei focus principali nelle strategie di investimento di cantine, consorzi e operatori di settore italiani. A cominciare dai roadshow del 2018 organizzati da Veronafiere in Asia, tra le città di Shenzen, Changsha e Wuhan, quest’ultima tristemente nota per essere stata epicentro dell’emergenza all’inizio di quest’anno.
Il desiderio di ricominciare è tanto e unito alla voglia di riportare il vino italiano sul podio dei Paesi capofila per importazione e vendita di vino sul mercato asiatico. Interesse sicuramente condiviso dagli importatori locali, nonché dello stesso governo cinese, per il quale incrementare i rapporti commerciali con l’occidente significa confermare la ripresa del Paese e la sua stabilità commerciale.
Una ripresa lenta ma stabile, guardata con interesse dal mondo del vino, anche extra europeo. Nel 2019, infatti, la conduzione francese delle importazioni di vino in Cina è stata per la prima volta superata dall’Australia, con un lieve quanto significativo stacco di oltre 30 milioni di euro in termini di valore. Un dato sicuramente dovuto a fisiologiche oscillazioni di mercato, ma anche da migliori investimenti in termini di tecnologia, posizionamento online e strategie rivolte ai singole consumatori da parte dell’ex colonia britannica.
Ed è proprio il canale online al centro delle nuove strategie per l’apertura di un nuovo mercato orientale, con la ricerca di importatori sul web, presenza su motori di ricerca e social network cinesi e utilizzo di app per la vendita O2O (Online To Offline). Un aspetto, è doveroso dirlo, sul quale l’Italia ancora è pericolosamente indietro rispetto ai suoi principali competitor, affezionata a strategie di vendita tradizionali, ma allo stesso tempo più dispendiose.
Intervenire è d’obbligo, tanto più che, al di là dei più ovvi vantaggi offerti da internet (azzeramento di spese di viaggio, alloggio, trasporto di campionature, allestimenti fieristici, mediazione linguistica, etc) assicurarsi un solido canale di vendita online significa anche maggiore sicurezza in caso di nuove emergenze sanitarie. Dall’utilizzo di piattaforme digitali per la ricerca di importatori alla presenza su e-commerce e social network cinesi, per la vendita B2B e B2C.
Primo tra tutti WeChat, il principale social network in un Paese dove Facebook, Instagram e Google sono interdetti alla cittadinanza.
Che cos’è WeChat
Si tratta, in un certo senso, del nostro WhatsApp, con molte più funzioni e possibilità per le imprese. L’applicazione è fruibile esclusivamente da mobile e racchiude al suo interno funzioni di social network, messaggistica istantanea, customer care, newslettering e e-commerce, con sistema di pagamento integrato.
In Cina, WeChat rappresenta uno degli strumenti fondamentali per fare business, al pari di Facebook e Google Plus in Occidente, e il perché è presto detto: sono circa 846 milioni gli utenti presenti su questa applicazione, con 12 milioni di aziende verificate.
L’applicazione permette la creazione di veri e propri “mini siti” aziendali, attraverso i quali è possibile proporre la vendita di beni e servizi. Al suo interno è presente il cosiddetto “WeChat Wallet”, un salvadanaio digitale per effettuare transazioni di denaro sicurezza. Inoltre, grazie un sistema di traduzione simultanea del testo, WeChat “parla” virtualmente tutte le lingue. Un dettaglio che, negli anni, ha ovviamente attratto stakeholder da tutto il mondo operanti sul mercato cinese.
In Italia tra le prime cantine ad investire su questa piattaforma è stata la veneta Masi, raggiungendo virtualmente milioni di nuovi potenziali clienti.
Vendere vino su WeChat
Per iniziare ad utilizzare WeChat è innanzitutto essenziale registrare il proprio account come “Business” e richiederne la verifica. Una volta ottenuta, sarà possibile brandizzare il profilo e implementare la vetrina con i vini in catalogo.
Prima di partire è però necessario individuare a quale pubblico intendi rivolgere la tua strategia:
- privati, per la vendita al dettaglio di referenze;
- importatori operanti nei canali GDO o HoReCa;
- ristoratori.
In tutti e tre i casi sarà essenziale conoscere costi e condizioni per spedire la merce (conformità dell’etichetta, packaging, assicurazione), valutando se necessario di affidarsi a poste private o corrieri per la consegna. Una buona idea è anche quella di richiedere il supporto di agenzie specializzate nella creazione di contenuti e WeChat marketing, in modo da evitare di sprecare tempo e denaro.
Il tutto gioca sulla costruzione di una rete di contatti e una community (pari, in un certo, ai nostri “gruppi“) per affermare la propria presenza e generare conversioni. Non è facile né immediato, ma quale strategia lo è?
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