
Per il secondo anno consecutivo, il Salone del Vino di Verona è stato annullato. Una notizia che, come lo scorso anno, è rimbalzata velocemente tra addetti al settore e non a causa delle sua gravità. Per il mondo del vino, il Vinitaly è molto più di un’istituzione internazionale: è parte della linfa vitale che ogni anno sostiene produttori e importatori.
Un luogo di incontro e scambio non solo professionale, ma anche umano e culturale. Come il Festival di Veronafiere, sempre lo scorso anno, avevano subito la medesima sorte anche altri importanti appuntamenti, dal ProWein di Dusseldorf a VineExpo di Hong Kong, passando per la fiera di Chengdu e l’Interwine di Canton. L’export di vino in Cina, in particolar modo, ha subito nel 2020 una forte battuta d’arresto anche a causa dei ripetuti annullamenti dei matching dedicati ai produttori.
Un fattore che ha determinato grande preoccupazione e un forte sconvolgimento del mercato, a causa dell’altissima percentuale di depositi in cantina accumulati fino a poche settimane prima delle nuove vendemmie. Tra aprile e settembre 2020, infatti, sono stati circa 54 milioni gli ettolitri rimasti “fermi” nei magazzini secondi i dati del Mipaaf. E a soffrire maggiormente sono stati i piccoli produttori.
Fiere annullate e stop alla ristorazione: come trovare importatori?
Al posticipo e annullamento degli eventi hanno fatto purtroppo seguito anche i ripetuti blocchi della ristorazione. Una difficoltà con la quale produttori e gestori di attività continuano a misurarsi tra zone rosse e arancioni, seconde e terze ondate di contagi. L’intero comparto della ristorazione – secondo la FIPE – ha praticamente annullato le aperture annuali, ripiegando quasi esclusivamente nella somministrazione take away e a domicilio.
Due formule che non hanno favorito le cantine, dal momento che il vino a domicilio, nel frattempo, ha sviluppato canali paralleli per la vendita retail attraverso app e e-commerce di settore, anche all’estero.
La criticità maggiore resta come poter offrire continuità all’export, un canale che rappresenta oltre il 60% delle vendite di vino italiano ogni anno. Un sistema rodato e affinato negli anni, quello delle fiere, che ha permesso a molte cantine di emergere, e al vino italiano di promuovere il proprio prestigio, valorizzando eccellenze, territori e professionisti. Un sistema che, certamente, non era preparato all’arrivo di una tragedia come quella che stiamo vivendo e ha dovuto trovare soluzioni emergenziali e nuove strade per continuare ad operare, anche in mancanza dei sostegni tradizionali.
Senza fiere i produttori di vini si spostano online
Secondo il The Economist, la fortissima spinta verso il digitale innescata dalla Pandemia ha accelerato di circa 5 anni l’avvio di una conversione online in molti settori. Lavoratori in homeworking, exploit dei servizi di delivery e digitalizzazioni di protocolli fisici sono oggi una realtà. Quello del vino non fa eccezione. All’inizio dell’emergenza sanitaria, in molti sono rimasti “stupiti” dalle potenzialità dell’e-commerce, che un primo momento sembrava poter rappresentare una soluzione virtuosa, non fosse che per la vendita al dettaglio.
I numeri a doppia cifra registrati dai principali marketplace di questo tipo, tuttavia, avevano già iniziato a rientrare con la fine del primo lockdown, la primavera scorsa. Non solo a causa di un progressivo assestamento nel volume di acquisti da parte degli utenti ma, anche, per via del sempre minore interesse da parte degli stessi produttori nel posizionarsi online attraverso questi canali, per due precise ragioni:
- provvigioni troppo alte da destinare agli intermediari (cioè ai siti specializzati attraverso i quali la bottiglia viene venduta);
- incapacità da parte della vendita online retail di soddisfare i volumi di produzione dei produttori.
Come dimostrato dalle statistiche degli stessi portali, inoltre, l’ingresso del grande pubblico sui wine store online ha drasticamente abbassato il valore delle transazioni medie rispetto al solo 2019. Se allora, infatti, ad acquistare vini online erano per la maggior parte intenditori e collezionisti di vini alla ricerca di etichette rare o di pregio, l’avvento dei consumer ha invece, ovviamente, spostato l’attenzione su vini da tavola con buon rapporto qualità prezzo (che troppo spesso, purtroppo, significa “al minor prezzo”).
Un fattore che, unito all’eccessiva concorrenza di un mercato libero e aperto, ha determinato l’abbandono – anche in questo caso – dei produttori più piccoli, impossibilitati a competere con i grandi player. Cantine che, solo fino a 2019, avevano lavorato duro per costruire anche e soprattutto grazie alle fiere di settore una propria e proficua rete vendite nazionale o estera, all’interno del canale Ho.Re.Ca o anche della piccola e grande distribuzione, si sono ritrovate spaesate.
Per loro, e per tutti gli altri, occorrono oggi nuove soluzioni in grado di affiancare il trade fieristico, rendendo la promozione e lo scouting di importatori più semplice, dinamico ed economico. E una soluzione già pronta in tal senso arriva proprio grazie a internet.
Con le fiere siamo cresciuti, ma è tempo di ripensarle
Siamo professionisti del vino, impegnati da oltre dieci nella promozione e vendita di vino italiano all’estero. Con la nostra agenzia, Elledue, abbiamo accompagnato decine di cantine italiane in numerosi viaggi per vendere vino nei più importanti Paesi Target dell’italian wine. Grazie ad un solido team di venditori e un portfolio importatori costruito in anni di lavoro nel settore, siamo oggi tra le agenzie di wine export più scelte dalle cantine italiane.
La nostra ultima missione in Russia nel 2019 sembra oggi appartenere ad un’altra epoca. Molto è cambiato in pochissimo tempo con la momentanea scomparsa di appuntamenti dove aprire nuove collaborazioni.
Ma non siamo rimasti ad aspettare: nei primi mesi dell’emergenza abbiamo lanciato Wine Business Hub, il primo sito in cui selezionare e incontrare importatori da tutto il mondo alla ricerca di vini italiani.
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Come vendere vino su Wine Business Hub
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